I carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Pescara hanno effettuato 5 arrestI tra titolari e dipendenti di un'azienda - la Adriatica Ambiente - e sequestrato un impianto di stoccaggio rifiuti nel teramano. L'indagine riguarda la raccolta, il trasporto e lo stoccaggio di olio vegetale esausto effettuato in maniera irregolare con conseguenti notevoli profitti per gli indagati e consistenti perdite economiche per le ditte concorrenti. Gli indagati si associavano tra loro al fine di commettere una serie indeterminata di reati in materia di rifiuti. L'operazione è stata eseguita con il concorso dell'Arma territoriale nelle province di Teramo e Chieti, in esecuzione di un provvedimento del gip del tribunale de L'Aquila, Giuseppe Romano Gargarella, su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica della locale Direzione distrettuale antimafia, David Mancini. Il titolare della ditta di raccolta di Mosciano Sant'Angelo (Te) operava in qualità di organizzatore, promotore e capo mettendo a disposizione e utilizzando la propria impresa, spazi e dotazioni aziendali, mezzi di trasporto e strumenti di effrazione per mettere in atto le attività delittuose. La moglie del titolare, collaboratrice aziendale, partecipava al sodalizio formando e redigendo formulari di identificazione rifiuto, contenenti dati falsi e comunque redigendo false scritture ambientali per nascondere i reati commessi agli organi di controllo simulando una corretta gestione dei rifiuti. Tali attività causavano una perdita economica annuale di almeno 200.000 euro per ogni azienda concorrente.
Gli arrestati, inoltre, ponevano in essere atti di illecita concorrenza al fine di acquisire quote di mercato e di ambire ad una posizione esclusiva o predominante in Abruzzo e in parte delle Marche. Gli infiniti episodi di sottrazione indebita o in maniera fraudolenta dell'olio si verificavano sia presso i contenitori stradali (cd campane) utilizzati per la raccolta pubblica, sia in danno di esercizi commerciali e di ristorazione (olio raccolto nelle cd olivie). Con tali Comuni ed esercizi, le ditte concorrenti avevano stipulato contratti esclusivi per la raccolta del rifiuto, il cui ritiro avveniva dietro riconoscimento di un compenso pari a circa 150 euro a tonnellata. Diversi sono anche gli episodi di atti violenti o sleali perpetrati dal titolare della ditta incriminata e dai suoi dipendenti verso autisti e mezzi delle aziende concorrenti: sabotaggi, pedinamenti, trancio delle valvole dei pneumatici, furto delle chiavi del mezzo, sempre al fine di impedire un regolare svolgimento della loro attività .