Zuckerberg davanti al congresso: la questione Facebook e privacy arriva in tribunale

13/04/2018
Attualità
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Nei giorni scorsi Mark Zuckerberg, il CEO del social network più famoso al mondo, ha dovuto affrontare la questione Cambridge Analytica davanti al congresso statunitense che l’ha investito di domande e accuse. In alcuni casi ha dato risposte valide a sostegno della posizione del social, in altri ha molto sinceramente risposto “non lo so” e in altri ancora si è ritrovato a dover spiegare, cosa che ha fatto si che qualcuno abbia twittato “sta spiegando a un gruppo di anziani come funziona il social”. Un po’ forse è vero, d’altronde però le dinamiche non sono sempre chiarissime a tutti. Il funzionamento del social network non è per nulla elementare, anche perché, se lo fosse, non sarebbe accaduto quel che è accaduto. Tra una spiegazione e l’altra comunque il guru si può dire abbia vinto il primo round con il Congresso.

Zuckerberg vittorioso e carismatico al primo appuntamento con il Congresso

Durante l’audizione di fronte al Senato americano Mark Zuckerberg se l’è cavata bene. Ha spiegato il modello di business di Facebook, ipotizzando anche una versione a pagamento del social. In realtà non che intenda farlo, ovviamente, ma è probabile che piuttosto richiederà una percentuale sulle forme di vendita per cui,a oggi,sta facendo semplicemente da tramite. In tutti i casi, dopo 5 ore di interrogatorio e di botta e risposta, questo primo round si è concluso in suo favore.

Il giorno dopo questo incontro le azioni di Facebook sono andate in rialzo. Non è detto, ovviamente, che il motivo sia stata la buona retorica del CEO, ma fatto sta che ne è uscito splendidamente e potrebbe aver fatto la differenza, riconquistando un po’ la fiducia dei suoi fan. Il valore in borsa rimane in tutti i casi molto più basso rispetto a quello precedente all’esplosione della questione Cambridge Analytica, bisognerà attendere i prossimi giorni per vedere se continuerà a salire.

Facebook, la punta di un iceberg molto più grande

In realtà se in un primo momento al momento dello scoop gli occhi del mondo si sono rivolti subito al social network, andando a scavare nella questione privacy, si è compreso che esso non è altro che la punta di un iceberg molto più scomodo. Il discorso di internet e delle sponsorizzazioni digitali è, infatti, più amplio e riguarda anche tanti altri portali. Tutti ormai se ne stanno rendendo conto.

La verità è che i primi a prestare attenzione dovrebbero essere gli utenti, che dovrebbero controllare con che siti hanno a che fare e a chi forniscono i propri dati sensibili. Se si tratta di portali bancari, finanziari, di casinò online, anche se si tratta casino bonus senza deposito quindi free, o di altri siti web che sono sotto controllo delle forze dell’ordine e regolamentati, il pericolo è ridotto; ma in altri casi bisogna guardare, riguardare e documentarsi per non correre rischi.

Se la questione Cambridge Analytica è venuta alla luce è stato un caso, ma potrebbero essercene molti altri che non sono stati svelati. Zuckerberg ha sbagliato, l’ha ammesso lui stesso e dovrà vedersela per questo con la Fedral Trade Commission. Nel frattempo ha dichiarato di volersi impegnare per rendere tutto più blindato e sicuro per i suoi utenti.

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